Non solo palcoscenico - Sergio Rubino

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Rubino Sergio, Maria, Salvatore,

 
sono un cittadino che ho abitato in alcuni palcoscenici, insieme ad  altri  cittadini teatranti è abbiamo  pure vissuto insieme,dietro le “quinte” e dietro i “fondali”.
 
Si  cita spesso,che l’uomo è apparso in un certo millennio,come in una epifania e  in un certo  luogo,ma sappiamo da tempo,da fonti scientifiche,che non possono che essere ascoltate ed eventualmente  condivise,dato anche  le testimonianze archeologiche,storiche ed altro.
 
Le prime tracce di vita,secondo sempre la scienza, vengono datate  in 3,7 miliardi di anni fa,nel mare sotto forma di “unicellulari” e dopo un processo evolutivo di 2.milioni di anni,dopo l’Homo Erectus,si è formato l’Homo Sapiens con 30 trilioni di cellule,che è l’uomo di oggi.
 
Le  prime forme d’arte che ha prodotto,considerando le forme ideate e non copiate,sono stati  gli “utensili”,collocata verso 2 milioni di anni fa,che è stato un passo importante dopo che Homo Erectus,abbia osservato,così si narra,che i fulmini impattando sul terreno,abbiano   procurato delle fiamme,dopo tempo, passata la paura,ha intuito le loro potenzionalità.
 
I visionari sono quelli che hanno intuito le cose più importanti e così si cercò di produrre la fiamma,quando servisse,i tentativi ebbero successo,quando strofinando due legnetti o due pietre,su degli arbusti,si ebbe la Fiamma,il Fuoco,questi accadimenti, come tutti ormai sappiamo,hanno  cambiato sostanzialmente il decorso della civiltà dei popoli.
 
La fiamma,non è stata solamente un sostanziale contributo alla dieta alimentare migliorandola,ma una forma di “illuminazione”,che ha squarciato il buio,con tutte le “cose belle” che ha apportato,tra le quali,”dominandola”,diede la possibilità di svolgere nel tempo,pure le rappresentazioni Teatrali,dentro a delle strutture architettoniche coperte: i “Teatri”.
 
La  candela che appare nell’VIII secolo, è rimasta nell’immaginario collettivo,un simbolo religioso anche se  la si usa ancora oggi,come mezzo comune,negli appartamenti e come arredo.
 
La luce delle fiamme ha illuminati i Teatri,ma anche li  ha incendiati,li ha distrutti come è successo anche con la illuminazione elettrica e abbiamo inventato,in consequenza,i secchi d’acqua,i Pompieri,gli Estintori e nel 1996,un Decreto ministeriale  che  approva delle regole precise per la prevenzioni incendi,nei pubblici spettacoli,n.149 e dopo la n.214.
 
Il primo Teatro coperto,leggo,è stato costruito a Venezia ed è il San Cassiano,nel 1581.
 
Le luci storiche dei teatro,sono quelle della “Ribalta”,divenute nel tempo un modo di dire,sopra tutto per merito  del  Film “Le Luci della ribalta”, di Charlie Chaplin,girato negli Stati Uniti nel 1952.
 
In altri spazi,come i Luoghi di Culto,la luce è protagonista e diviene simbolicamente la Luce di Dio,come viene descritta nella Bibbia,nella prima Lettera di Giovanni.Pure i Filosofi  come Nietsche,Agostino,Platone,se ne sono occupati,i filosofi l’hanno usata come metafora,come la trascendenza,anche le religioni Orientali,come
 
l’Induismo,il Buddismo trattano la Luce.
 
Nel 1667,Parigi,essendo la prima città Europea che usa il Gas,per illuminarla, viene denominata  “ La Ville Lumière “, ma anche dopo,nel 1870 istalla in tutte le strade la luce Elettrica  con ventimila Lampioni,e anche questi divennero delle icone di una Città  moderna.  
 
Ritornando  a Palermo,la prima strada ad essere illuminata,ad olio, è stata la via Maqueda e successivamente nel 1802 si illuminò con il Gas.
 
Ricordo,che nell’Ufficio della Direzione dell’allestimento Scenico,presso il Teatro Massimo,dove  operavo vi era una foto,sulla  parete, che  riproduceva  una pianta di Palermo del 1600,ed erano evidenziati graficamente  degli Alberghi e dei Teatri,contandoli,vi erano più Teatri  che Alberghi,sono ancora curioso di questa constatazione
 
Il Teatro più antico di Palermo è il Teatro Bellini,costruito nel 1726 e nel marzo del 1964,per un incauto  accostamento di uno strumento di “Luce” elettrica,un Proiettore,al Sipario si ebbe la distruzione quasi totale del  monumento.
 
Nel 1962,ebbi l’occasione ad assistere ad alcune “Prove”,di regia di luci,accompagnato dallo Scenografo e Professore dell’Accademia di Belle Arti Pippo Spinoccia,che tra l’altro firmava la Scenografia di uno spettacolo,la Direzione Artistica era di  Franco Parenti.                      .
 
Nel Palcoscenico del Teatro Bellini,in occasioni di essere stato invitato a partecipare,con una  mini Regia e qualche elemento scenico,ad un simbolico spettacolo per sollecitare la sua  riapertura.
 
In quella occasione ebbi da notare che sulla estrema sinistra del palcoscenico vi era un angolo di un palazzo abitato con televisioni accese,conversazioni di condomini e qualche pianto di qualche infante,cioè il quello spazio di finzione vi era contemporaneamente  una vita reale,che approfondendo quella circostanza,mi fu narrato che il “tutto”era stato “sostenibile”,nel tempo, con un accordo,momentaneo da trattare,ogni volta che occorresse, tra la realtà di una vita vera  e una finzione che la copre con una Scenografia.Un “accordo”,non ricordo su quali elementi di trattativa avvenisse,ma è certo che quando si zittiva la vita del condominio,si accendeva la voce degli attori e viceversa.
 
Sarebbe una bella occasione di discutere tra Palcoscenico e vita dietro le Quinte,salterebbero tutti i parametri di senso comune della Messa in scena.
 
Vado avanti,accantonando forse momentaneamente,questa narrazione di una circostanza unica che annullerebbe tutti i Miti del “dietro le quinte”.
 
Le “Luci di servizio”in Palcoscenico creano,quando non vi è attività,una clima senza tempo,ma con una energia potenziale.Anche la “Sala,la Platea,quando è vuota e le poltrone sono coperte da un telo,mantiene una sua autorevolezza ed anche guardando in alto  tutti i Palchi,illuminati dalle luci delle “Appliques”, accesi la metà ( mezza Sala),creano una sonnolente attesa.
 
Anche le Chiese grandi,vuote,sono molto cariche di spiritualità,non appare come se fosse una pausa,ma  nemmeno una sospensione,ma una religiosità silente,ma profonda.
 
Ho frquentato molte Chiese,per il Teatro Massimo,montavamo  dei piccoli Palcoscenici per effettuare dei Concerti Lirici  e Sinfonici,mentre i Tecnici  montavano   il tutto,considerando che nel tempo abbiamo imparato a maneggiare saggiamente i materiali Teatrali in quegli ambienti storici,pieni di opere d’arte.Mentre questo succedeva,fidandomi dei bravi collaboratori, chiacchieravo piacevolmente con i vari Religiosi,responsabili dei luoghi e ho imparato molto.
 
Il “montare” delle  strutture di una rappresentazione teatrale e musicale,dentro uno spazio di rappresentazioni  liturgiche è un modo  di raddoppiare  o sovrapporre due esigenze spettacolari  dell’Uomo utilizzando dei simili  comportamenti sia degli ufficianti  e sia degli artisti a beneficio  di testimoni,il pubblico.
 
Il pubblico spettatore in quella sua funzione  vive o dovrebbe vivere una emozine o meglio delle emozioni,che lo portano individualmente e collettivamente in uno stato di “ Estasi”,non certo si ci riesce sempre,ma certo come spettatore di entrambi i riti, mi sono trovato nell’arco degli anni,qualche volta, ad uno stato di  isolamento e di evasione totale dalla realtà circostante e aumentare  il piacere derivante da quella “esperienza”.Questa esperienza non la ho mai vissuta o assistito da altri,con  quella intensità del gruppo scultorio  di “ Santa Teresa “ di Gian Lorenzo Bernini.
 
La parola “estasi”,è divenuta da tempo un parola di uso comune per dichiarare una emozione,una grande gioia,una ammirazione,una affascinazione.
 
La Sindrome di Stendhal e una altra sindrome psicosomatica che attiene, quando si e di fronte ad  una opera d’arte di straordinaria bellezza,almeno così percepita,dove si hanno disturbi,come vertigini,nausea svenimento,come sono successe allo scrittore francese Stendhal ( Marie-Henri  Beyle ),nel 1800  presso la Basilica  Di Santa Croce a Firenze.
 
A Palermo sono testimone di prevenzioni o di assistenza allo svenimento,nel 1967,con una Autoambulaza presso l’ingresso del Cinema Tiffany,pronta per intervenire,quando si proiettava il Film-documentario a colori sul il “parto” di una donna,dal titolo “ Helga”, e pure,questo servizio preventivo era  attivo,dietro il corteo del Papa Giovanni Paolo II,nel 1982.
 
Io ne ho procurati involontariamente due,erano  giovane donne tra il pubblico di miei spettacoli,che non avevano nulla di  realismo  provocatorio,ne didascalico,nel “Macbeth” di William Sakespeare e nella “ La Donna perfetta” di Dacia  Maraini.
 
Abbandonando la Luce e ritornando,al Palcoscenico e ai suoi attigui spazi,si pone una riflessione,considerando anche la funzione del Sipario.Sul piano didattico e funzionale storico e simbolico.Qualcuno ha compreso i suoi codici,che non si sono variati nel tempo.
 
Sul Palcoscenico può avvenire di tutto,nel senso,che è un spazio “amorale”,così qualcuno lo ha descritto,e tutti gli spettatori lo sanno,e voglio assistere la trasgressione.
 
Noi Teatranti,ci accorgiamo,speriamo  sempre,che entriamo e usciamo spessissimo,dalla realtà alla verità rappresentata e viceversa,con “tecniche” precise per divenire Arte per il pubblico o  comportamento quotidiano.
 
Vi e differenza agitarsi dietro un Fondale o dietro le Quinte o in Palcoscenico,davanti a centinaia di persone che hanno deciso,pagando un biglietto, di divenire Spettatori e osservare e giudicare un  uomo che recita ed anche  cosa rappresenta quel personaggio nel suo contesto scenografico e prossemico.
 
Noi Teatranti,ognuno nel nostro ruolo,collettivo e individuale,costruiamo,realizziamo dei sogni”,non è una affermazione romantica,generica appartenente ad un luogo comune.ma anche  ì sogni  da svegli,sono delle fasi di creatività,di  progettazioni  a volte fantasiose,ma necessarie per realizzare l’Arte,non è un passagio automatico,come tutti sappiamo,dove alcuni vi riescono,molti  no.
 
Per essere precisi,per non essere percepito come di parte, che sarebbe ridicolo,le progettazioni  con i sogni,appartengono a tutte le categorie umane e alla singola persona,ma rendo più credibile il mio scritto se mi occupo della attività  che ho percorso per decenni,forse per tutta la mia esistenza.
 
La “comunicazione” per raccontare o rappresentare un sogno,la scienza ci dice che è impossibile,lo si può “tradurre” con altri codici che conosciamo,come la Parola,il Segno,i Colori,la Scrittura,il Linguaggio del
 
corpo,i Suoni della Musica,ma il sogno è altro,almeno apprendo,che sono delle immagini che produce il nostro  cervello,è un fenomeno psichico,non razionalmente possibile controllarlo  ne provocarlo, avviene nella “fase REM,” del dormiente.
 
Amleto”,nel 1600,scritto da W.Sakespeare e rappresentato al  Teatro “il Globe” a Londra,dall’autore e con l’autore, lo cito,perché questo personaggio,rappresenta per la prima volta nella storia,un uomo che soffre perché non riesce ad esternare una sua sofferenza esistenziale,oggi la chiameremmo l’impossibilità di fare

conoscere e trasmettere  i suoi impulsi dell’Inconscio,ad  altri da se e incolpa la sua fisicità,la fisicità che è la corazza umana che lo impedisce di “tirare fuori” i suoi dolori,qualcuno direbbe  dell’anima.
 
I codici dell’inconscio non possono essere tradotti,come ho scitto precedentemente,con altri codici  conosciuti e utilizzabili.
 
Una altra testimonianza artistica,citata dai Critici d’Arte,dove appare la sofferenza interiore dell’Uomo è il quadro di Edvard Munch dal titolo “ l’Urlo”,dipinto nel 1893.
 
Il Palcoscenico al di la della sua forma e delle sue misure e della architettura che lo avvolge,ha un significato simbolico e dei codici che gli appartengono da sempre,o quasi,divenendo archetipi  dell’Inconscio Collettivo e così anche i suoi storici componenti,come :il Sipario,la Platea con il Pubblico,le Quinte,il Fondale,il Retro Palco e poi non esisterebbero  se non fossero presenti gli Attori,i Ballerini,i Cantanti,di tutte le età e sesso.
 
Il Teatro,non è solo una “metafora” e basta,credo che sia un mistero dell’Uomo,che ha questa esigenza,come tante altre,che appartiene a tutti i popoli del mondo.
 
Il Teatro,comunque,come tutte le azioni dell’Uomo,è un gesto politico.nel senso,che le varie rappresentazioni,sono  comunicazioni di un punto di vista e un punto di vista produce diversità  che  possono essere sfaccettature  di un ampio pensiero e dunque una crescita culturale che arricchisce gli Spettatori,ma “il mondo è bello perché è vario”e per fortuna si sfugge dal “pensiero unico”che sarebbe una noia infinita e non solo.
 
L’Arte,così il Teatro,le sue  diversificazioni,portano contrasti,scontri,perchè è sempre stato,pure, strumento del Potere a volte con la  costrizione,a volte per aderenza libera,ma con  una inevitabile coincidenza di idee,perché  è impossibile non avere una idea del mondo.
 
Gli  Artisti,qualsiasi pensieri abbiano, lo espongono,lo dichiarano a volte anche  inconsapevolmente.Le “lotte politiche” non le ha inventate nessuno in particolare,sono delle esigenze per la sopravvivenza su questo Pianeta.Il bilanciamento tra le forze delle Idee,è un obbiettivo,a volte si raggiunge,a volte no.Le alternanze o meglio,le differenzazioni di idee  che  si esprimono contemporaneamente,non necessariamente nella stessa ora,ma in un tempo contemporaneo,è una cosa possibile e auspicabile.
 
Questo ragionamento forse tende a scivolare verso il “ Libro dei sogni” ? ma non credo,certamente ho studiato e ho insegnato la “Storia dell’Arte” e sono Abilitato dallo Stato a poterla svolgere,e la ho svolta,non posso non conoscere la “Storia del Teatro”,a parte  la mia Biblioteca,ho vissuto oltre 40 anni,quasi giornalmente,  nei Teatri,come Funzionario,come Regista,come Scenografo,come Costumista,come Consigliere di Amministrazione,come Pubblico.Queste funzioni,non espletate occasionalmente,ma sistematicamente.
 
Non posso omettere di essere stato un Dirigente  del Sindacato F.I.L.I.S - C.G.I.L,che è il Sindacato nazionale che si occupa dello Spettacolo e della Informazione e sono stato  Membro della Direzione nazionale del P.C.I. in tre Commissioni: Teatro,Musica,Balletto.  
 
Il Teatro, nei tempi trascorsi,ha avuto momenti di  presenza negata come nel Medio Evo,forse è il periodo  più
 
“oscuro” della sua storia,la Chiesa era il suo massimo censore,credo che sia durato circa 200 anni la sua persecuzione.
 
Ogni periodo storico ha i suoi protagonisti,anche fuori dal Teatro ed ha il loro specifico  “pubblico ”,ma spesso non possiedono  i Sipari  e  quando si concludono,fisiologicamente,culturalmente,le loro  narrazioni ,nel tempo  non sono facilmente individuabili,vi sono residui più o meno marginali,cascami o ricordi confusi.
 
Non descrivo  “allusioni” o “vorrei,ma non dico”.ma considero l’arte una espressione dell’Uomo, unica,nel ruolo che le abbiamo indicato nel tempo ed è sostanzialmente inspiegabile.
 
La “rappresentazione” di un Sogno,non dovrebbe essere,come avviene spesso utilizzata,da alcuni “caratteristi”,come fanno gli “Imbonitori”con lo schematico suggerimento di come realizzarlo, come fanno gli “Imbonitori” ,come quelli dei Film “Western”,che cercano  di vendere delle bottigliette magiche,che bevendo il contenuto,avrebbero risolto  tutti i tormenti.
 
L’arte è un sogno da condividere  con molti o con pochi,che desiderano rischiare una emozione.non volendo  trovare certezze o soluzioni affrettate,didascaliche,ma condividere dubbi  comuni,per elaborare delle possibili condivise soluzioni,domande,essere partecipe alla difficile comprensione del mondo,ma pure di se stessi.
 
L’Arte,nelle sue infinite espressioni,si narra,che abbia   affermato,anche  delle ideologie,attraverso  la Musica,la Scrittura,la Recitazione,l’Abbigliamento,l’Architettura le arti Visive  ed anche con il taglio dei capelli,l’Arredamento,cioè si potrebbe affermare che tutte le rappresentazioni artistiche e non,esprimono “politica” ? Molti sociologi,hanno scritto che “tutto è politica”,altri ribattono,se tutto è politica allora nulla è politica.
 
Il dibattito non si potrà  concludere oggi,ma continuerà certamente,mentre noi “Teatranti” entriamo e usciamo dal  Palcoscenico e dalle quinte e transitiamo dietro i fondali.
 
Non siamo una “casta” o una “ èlite”, (ma chi ve lo la mai detto!alcuni diranno ), ma un vasto numero di Addetti a quel lavoro dove il bacino dei nostri  interlocutori nazionali e internazionali e locali sono gli artisti,nulla di straordinario per noi, come gli addetti alla agricoltura,dove il loro bacino  sono gli agricoltori,ma detto questo come una estrema  ipocrita astrazione.Una scala  di valori dei lavoratori,lo si pronuncia spesso e non si è mai d’accordo,credo a questa impossibile  valutazioni gerarchica nel mondo.Qualcuno domanda: “è piu importante il Discobolo o il Centrometrista,il Giardiniere o il Vigile Urbano,una Sarta o un Archietto,un Operatore Ecologico o un Fornaio.gli accostamenti sono infiniti  e certo che nessun mestiere o lavoro,può essere,oggettivamente, considerato in concorrenza con un altro,essendo  “cose” diverse e tutte utili per le diverse esigenze,politiche,religiose,nutritive,storiche,urbanistiche,sociali,territoriali,e dunque mutevoli nel tempo e nella loro utilità reale.
 
La gerarchia dei  valori è mutevole,la scrive la  società,con i suoi strumenti leglistativi,elettivi,di mercato,di capacità personali o di gruppo, è una selezione naturale? secondo i punti di vista,oggi l’emergere,l’apparire,esistere è un lavoro scientifico,dove dei professionisti,degli  specialisti  in “comunicazione“,supportano con strumenti sofisticati in continuo aggiornamento, le professioni,i professionisti,i talenti e anche  i falsi talenti,dove vivono e viviamo in un mercato “drogato” di eccessive informazioni,che a volte  si annullano a vicenda.
 
Farsi una opinione propria, anche se momentanea,ha una difficoltà oggettiva,a molti sopraggiunge la stanchezza  per  la necessaria  attenzione per gli accadimenti,che sono spesso  simultanei,questo “Stress”è il pericolo,che costringe a molti,al disinteresse,perdendo  così il “contatto”con il mondo e cercare un rifugio,spesso  in comportamenti personali e di massa,che come sappiamo portano  all’autodistruzione,che  diviene un problema sociale e politico.
 
Gli Artisti,oggi,sono quasi scomparsi,non è il loro tempo,è tempo di altri,che con l’Arte non hanno niente da spartire.
 
Per non essere omertosi e ipocriti,anche gli assassini “famosi”,per la loro e non solo presenza continuativa nei “media”,sono imitati per il loro taglio dei capelli,nell’abbigliamento e  ricevono numerosissime lettere  per essere sposati.alcune vi riescono.
 
Oggi la notorietà diviene  una qualità e confonde tutti noi,nella possibilità di potere,anche con fatica,a identificare  la qualità,la consistenza reale del protagonista in campo.
 
Fatte queste opinabili osservazioni,sono interessato ancora,a quell’essere che transita da solo o con il gruppo di specialisti,dal Palcoscenico, luogo dalle tavole di legno e con il diffuso  odore delle colle  che hanno miscelato i colori nelle tele dipinte nelle scenografie,che sono la “colla di pesce” e di quella di  “coniglio” ed anche si avverte  l’odore del legno di Abete delle Cantinelle.
 
Il “teatrante” costruisce materialmente  un sogno,anzi tanti sogni  e dopo li smonta,li fa sparire,perché ne conosce i suoi componenti, i suoi segreti, e ha studiato cinicamente come farlo apparire  e poi come essere scomposto e dopo ancora,per  essere deposto in un magazzino,adatto,anzi in depositi adatti,come quello della Scenografia,dei Costumi,della Attrezzeria,della Calzoleria,si ritornano in dietro gli Spartiti, le Partiture,affittati dalla Casa Ricordi,e i Copioni  nelle scaffalatura dei Registi o nelle Bibblioteche dei Teatri e le Piante le Sezioni,i particolari scenici e la documentazione Fotografica nel mio ufficio ,la “ Direzione dell’Allestimento Scenico “.
 
A me l’arte,il Teatro mi ha insegnato una realtà  possibile,credibile,mentre la così detta vita reale  mi ha  fatto intravedere la finzione la bugia.questo è stato un   merito,la fortuna  di vivere nel Palcoscenico e pure dietro le Quinte e dietro i Fondali,tra  gli artigiani e i creativi,i Pompieri che avvertivo per “Fax”, la nostra richiesta per la loro preziosa presenza  nelle prove e negli Spettacoli e gli addetti alla Pulizia,l’ispettore di palcoscenico,che tiene a bada i  rumorosi,il Direttore di scena,che apre e chiude il sipario nell’attimo giusto,in base allo spessore e i tempi dell’applauso.il Suggeritore,un protagonista prezioso,incuneato e nascosto sotto il palcoscenico che svolge  un mestiere difficile,selettivo e indispensabile,avere una voce chiara incisiva,da tenore,e conoscere la musica e i tempi dei cantanti e suggerirli al momento preciso, (M° Ferafini). la Banda di palcoscenico,i musicisti che suonano dietro le quinte,diretti dal Direttore Musicale di Palcoscenico,( M° Rossitto )che segue i tempi del Direttore d’Orchestra,che è distante da lui,ricordo i buchi nelle scene che erano indispensabili,per suonare  insieme,oggi vi sono i “Monitor”,anche il Coro e il Maestro del coro (M° Tagini ),quando  sono nascosti hanno bisogno di uno strumento per essere coordinati con l’Orchestra, (M° Rossitto).Vi è pure una Infermeria,viene frequentata spesso,da i Cantanti e dagli Attori per la voce,i Macchinisti per le schegge di legno e per uso distratto della Sega o del Martello.I Ballerini,per rimediare alle distorsioni,i Dirigenti si fanno controllare la pressione.
 
Dato il mio anno di nascita  ho vissuto,dall’inizio del “dopo-guerra”  inconsapevolmente,la rinascita dei Teatri di Palermo,ma dopo li ho “abitati” tutti,sono luoghi fantastici,sono la fabbrica di sogni che anche svaniscono,complice il Sipario questa decisiva presenza elegante,ma Determinante,con il  suo fruscio che sa di vento.
 
La notte,a tarda notte si chiude un secondo Sipario,rumoroso,quanto un treno a vapore,è il “Sipario di Ferro”,
 
per proteggere la Sala o il Palcoscenico da un eventuale incendio.
Rimanevano soli nel Teatro due “Guardie Giurate”,armate di pistole,per difenderlo,ma il fantasma della “Monachina”, ha atterrato uno dei due,il più robusto,che si è frantumato una gamba,
 
Difende con la sua presenza bianca, per protestare dell’essere stata scomposta dalla sua tomba e dall’abbattimento del  suo Monastero  di San  Giuliano  delle Teatine,dove essa risiedeva,ma la Famiglia Florio con i  Fratelli Basile hanno  prodotto un “Miracolo”  laico,ha fatto sparire un quartiere  pieno di religiosità,ma ha fatto apparire un grande spazio dove appaiono dei sogni  che ci danno emozioni sino ad oggi.
 
 
Palermo, 10 aprile.2025                                                                                                                      Sergio Rubino

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